lunedì 28 maggio 2012

Lungo il Rodano parte due: Lyon

Fine settimana a Lione (con foto) e tanta pioggia.

Lione è una città del Sud della Francia, a due ore di treno da Ginevra. Turisticamente, il centro storico è stretto fra due fiumi, il Rodano (proveniente da Ginevra) e la Saone, che si riuniscono poco oltre la città. Un intero quartiere di Lione è costruito sopra quello che un tempo era il letto dei due fiumi dopo la loro congiunzione, spostata a valle nel XIX secolo per guadagnare spazio.
Tutta colpa del Rodano; il fiume è cosi impetuoso e imprevedibile (leggi: piene, tante e grosse), che il primo nucleo della città si è stretto sulle colline sulle rive della Saone, vicino all'acqua ma non troppo. Il passaggio sul fiume si faceva ai guadi, ponti sul Rodano non si riusciva a costruirne (e i primi abitanti erano Romani, gente che i ponti sapeva come farli).
Lì la città è rimasta per parecchi secoli, fino a quando sono riusciti a spostare la confluenza dei due fiumi a valle, costruire un ponte sulla Saone, e colonizzare lo spazio cosi creato. Per il ponte sul Rodano bisogna aspettare ancora qualche secolo.
Dall'alto delle colline sulla riva della Saone, questo è evidente: città vecchia ai piedi, città ottocentesca in mezzo,città moderna oltre il secondo fiume. È impressionante, sembra che gli edifici siano cresciuti come i cerchi concentrici di uno stagno, più o meno.
Ma la città è famosa soprattutto per la sua storica produzione di seta; importata da mercanti e operai italiani, ha cominciato a svilupparsi durante il Rinascimento, e ha lasciato come primo testimone uno dei quartieri rinascimentali in stile italiano più estesi d'Europa. Non immaginatevi palazzi spettacolari pero: lo spazio è poco, la case sono cresciute in altezza e affollate una vicino all'altra. Per guadagnare spazio, le vie sono lunghe e con poche interruzioni; cosi scorciatoie sono ritagliate all'interno dei cortili dei palazzi, che permettono di passare da una via alla parallela (mantenendo il carico all'asciutto, visto che una buona parte è al coperto). Sono i "traboule", altra caratteristica di Lione, utilizzati per il commercio prima e durante la seconda guerra mondiale per beffare i tedeschi occupanti della città: la rete di vie alternative era per loro sconosciuta e forniva nascondigli, scorciatoie e luoghi di deposito per lettere. Esiste anche il verbo corrispondente: trabouler, attività tipica dei turisti, che muniti da cartina, si infilano in questi passaggi coperti. Coperti e chiusi da porte; sembra davvero di entrare in casa di qualcuno. I nostri ospiti ci avevano avvertito: non esitate, e spingete la porta, troverete dei passaggi meravigliosi.
Il comune di Lione ha stipulato un accordo con gli inquilini delle case interessate perché tengano aperti i passaggi, in cambio di uno sconto sulle bollette o sulle spese di pulizia. Forse poco romantico, ma efficace: i traboule del quartiere rinascimentale sono quasi tutti aperti e numerose pubblicazioni indicano esattamente dove trovarli; nel quartiere della Croix Rouge più spesso è stato scelto invece di chiudere il portone di ingresso con un codice.

La prima parte della nostra visita si perde quindi in questo zigzagare fra passaggi coperti, entrando in una via e uscendo nell'altra, fino a perdere il senso dell'orientamento. L'interno è spesso angusto, a volte usato come deposito dell'immondizia, altre volte contiene cortili e scalinate di pregio.
Tra una scorciatoia e l'altra, e sotto una pioggerellina leggera ma costante, riusciamo anche a visitare il duomo e Notre Dame de Fourvière. Di quest'ultima si può dire che è in posizione dominante sulla città, la vista è magnifica, e si può raggiungere con una funicolare o salendo attraverso i giardini. La saluta è ardua, e l'attraversamento dei giardini è rimandato alla discesa. 
Dopo aver visitato i resti del quartiere romano, i visitatori possono scendere come i secoli a valle, e vagare per il quartiere costruito fra i due fiumi, dove un altro pezzo della storia della città si è svolto. Nel quartiere della Croce Rossa (la Croix Rouge) erano concentrati gli operai tessitori della seta, in edifici dai soffitti alti e dalle finestre ampie per far entrare la maggior quantità di luce possibile. Ognuno proprietario del proprio telaio, lavoravano però a contratto con i mercanti di seta; all'alba dell'industrializzazione del settore, il calo dei prezzi della seta ha provocato le prime organizzazioni sindacali e i primi scioperi di Francia. Ha provocato anche la fine dell'industria della seta a Lione, nonostante gli anni di lotta. Il quartiere si stende ai piedi delle colline fra i due fiumi, ed è in salita, ma è anche molto vicino al centro della città. Dopo anni di declino, è stato riconvertito in zona residenziale, ma i prezzi degli appartamenti sono abbastanza vari da permettere a chiunque di accedervi; il miscuglio sociale tipico della zona è stato mantenuto. Gentilezza di alcuni colleghi, abbiamo potuto dormire in uno di questi appartamenti, libero per il fine settimana; soffitti alti, stanze ampie e finestre grandi danno un'impressione di luce e spazio. I soffitti alti si traducono anche in rampe di scale lunghe, e arrivare al quarto piano con le valigie non è stato agevole.
Prima di visitare il museo civico, dedicato alla gastronomia lionese, alle marionette (Lione è patria del Grand Guignol) e alla storia della città, i nostri eroi si rinfrancano lo spirito con la visita ai murales di Lione. Sono dappertutto, sono estremamente realistici, e l'occhio distratto può scambiarli per reali finestre, o negozi o passanti. Uno è dedicato alla storia della città, un altro ai suoi personaggi famosi. Il più noto rappresenta un intero quartiere.
Curiosità gastronomica: la cucina lionese è piuttosto pesante, e abbonda nell'uso di carni, burro, uova e salse varie. La Quenelle però merita un assaggio: è un impasto a base di farina, burro e uova, che viene prima bollita e poi cotta al forno o condita con varie salse (pomodoro, verdure, carne...) Le ricette impazzano. Quando la abbiamo reperita sulla lavagna di ardesia che fungeva da menu e abbiamo chiesto cos'era, prima di lanciarsi in avventure di gusto, l'oste ci ha guardato leggermente stupito: "La quenelle? Beh, la quenelle è la quenelle!"














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