giovedì 19 luglio 2012

Biciclette, passaggi pedonali e codice della strada

Ah, la Svizzera... il paradiso della mobilità dolce :)
La mia esperienza del codice della strada e dei comportamenti al volante si è ampliata da quando, con il clima diventato clemente, ho cominciato a muovermi in bicicletta.
Già l'esperienza da pedone è esaltante; marciapiedi comodi, sgombri da cassonetti e altro, strisce pedonali rispettate. Sto prendendo l'abitudine di attraversare sulle strisce senza guardare, il che si rivela pericoloso ogni volta che rientro in Italia. 

La bicicletta aggiunge altri aspetti. Piste ciclabili presenti ovunque, larghe e ben tenute; dove non c'è si pedala sulla corsia preferenziale degli autobus (che è veramente riservata ad autobus e taxi). Incroci ben segnalati, e sono previste anche le piste ciclabili per chi svolta a sinistra (corsia di arresto in mezzo alla strada). Niente attraversamenti selvaggi per raggiungere l'altro troncone. 
Il mio primo tragitto si è rivelato leggermente ansiogeno; in alcuni tratti la pista ciclabile  è separata dalla strada di grande traffico solo da una striscia di vernice gialla, e pedalare a fianco di automobili e mezzi pesanti non è esattamente rilassante. Ma invece no; la pista è scrupolosamente rispettata, con l'unica eccezione delle macchine ferme al semaforo per svoltare a desta. Solo in questo caso la pista a volte viene invasa. Lo stesso dicasi per gli spazi riservati alle bici fra le corsie; nessuno le invade.

Paradiso. Non tutti gli svizzeri però condividono il mio entusiasmo. "Guidi come un italiano" ho detto allo svizzero che mi stava accompagnando. Detto dopo un'inversione a U tanto secca da costringermi ad attaccarmi alla portiera non era un complimento, ma lui ha deciso di prenderlo così. Secondo la sua opinione, il metodo di guida italiano fluidica il traffico.

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